Cercare lavoro: perché il recruiter è una figura chiave nell’incontro tra candidato e azienda

Una delle figure essenziali nel mondo della ricerca e selezione è il recruiter, l’Hr, ma ciò che è meno noto per chi cerca attivamente un lavoro, è che esistono due reti a cui fare riferimento: rete formale e rete informale.

RETE FORMALE

La rete formale è più classica, più orientata al qui et ora, più diretta, ma anche, per molti, purtroppo quella con risultati minori, in quanto la competizione è molta e agguerrita.

A livello formale, ci si può rivolgere a vari enti, trasmettendo, per esempio, direttamente il curriculum, iscrivendosi a dei portali, compilando format o sezioni quali “lavora con noi”, consegnando il CV personalmente, rispondendo ad annunci di lavoro.;

La trasmissione e compilazione prevedono, sempre, prima di tutto pianificazione e organizzazione, per esempio, mappando gli enti e le aziende a cui sottoporre la candidatura e compilando un “diario” in cui riportiamo, di volta in volta: a chi, quando, eventuali feedback, eventuali rinvii, per quale offerta di lavoro, ecc.;

Fondamentali sono il dedicare tempo e il mettersi in gioco, “provarci ripetutamente”, credendo in se stessi e negli obiettivi da raggiungere:anche se questo non significanaturalmente rispondere indistintamente a tutte le offerte di lavoro, anche quelle non in linea con il nostro profilo, anche perché così facendo si rischia di far sprecare tempo ai recruiters e di essere etichettati come persone non attendibili.

RETE INFORMALE

La rete informale consiste nel fare attività di networking attraverso, per esempio, social professionali quali LinkedIn o il passaparola, creando e seminando una rete di relazioni e conoscenze, nel coltivarla step by step e nel raccoglierne i successi nel tempo.

È un approccio più moderno, più orientato al futuro ma anche quello che ha dimostrato di dare maggiori risultati.

Oltre naturalmente, a “spargere la voce” all’interno della propria rete di rapporti interpersonali, fare network all’interno dei social professionali come LinkedIn, significa:

  • rispondere alle offerte di lavoro e postare richieste di lavoro,
  • commentare in modo educato e costruttivo,
  • coinvolgere i professionisti nei nostri progetti e in tutte quelle attività extra professionali che sono in linea con il nostro profilo,
  • chiedere consigli e approfondimenti,
  • mettere “like” ad argomenti che ci rappresentano e che ci stimolano,
  • condividere post sia professionali che personali che mettono in luce anche la nostra parte umana,
  • ascoltare webinar e tutorial da parte di esperti, leggere i loro post,
  • farsi seguire e supportare da professionisti,
  • promuovere la propria immagine, renderla attraente e interessante, far arrivare ai destinatari le competenze e il potenziale che possediamo, far trasparire motivazione e 1) Per quanto riguarda la formazione continua, a parte quella più istituzionale, quindi scuole o corsi, a distanza o in loco, nei social professionali come LinkedIn troviamo sempre più spesso pubblicazioni, tutorial, webinar attraverso i quali molti specialisti forniscono un loro importante contributo per aiutare chi sta cercando lavoro.

Sicuramente può capitare, cercando di seguirli tutti o quasi, di ascoltare opinioni divergenti le une dalle altre.

I professionisti delle HR o di un certo settore sono prima di tutto persone e come tali ognuno ha una propria esperienza, una propria professionalità, una propria formazione, una propria specifica scuola di pensiero, gusti personali, un proprio modo di concepire il dossier di candidatura, delle proprie motivazioni e una propria concezione degli obiettivi che vuole raggiungere e di come vuole farlo, quindi è perfettamente normale trovare divergenze.

Per quanto, infine, riguarda le garanzie di essere chiamati avendo un buon Cv, anni fa, sicuramente, l’avere un Cv che era in grado di trasmettere motivazione, creatività, soft skills tali da rendere “interessante” il candidato, umiltà, voglia di rimettersi in gioco e di reinventarsi a qualsiasi età, voglia di imparare. Era la carta vincente che rendeva il candidato una “risorsa”, anche là dove il profilo non era in linea al 100% con la job description: il periodo di inserimento e una buona formazione sarebbero poi bastati a colmare le eventuali lacune (a parte ovviamente per quei ruoli dove sono richieste hard skills basilari, non “negoziabili” o dove sono necessariamente richieste esperienze a livello professionale e un titolo specifico a livello accademico, come nel caso del medico specialista).

Oggigiorno è molto più difficile,acausa soprattutto della crisi del mercato e dell’enorme numero di inoccupati, disoccupati e occupati alla ricerca di condizioni di lavoro migliori.

Gli standard ricercati sono diventati più rigidi e lasciano meno spazio alla flessibilità nella selezione, anche là dove il Cv e soprattutto la lettera di presentazione sono davvero ottimi e servono davvero a distinguere il candidato dalla massa, a farlo apparire come una reale “risorsa”.

Non bisogna dimenticare, poi, che il recruiter è l’interfaccia tra il candidato e il Committente, è un “business partner” ma non è colui che sceglie, che decide come dovrà essere il candidato ideale e che assume. Il suo compito è quello di presentare, attraverso un processo di selezione, una rosa di candidati in linea con le volontà del Committente, volontà a cui il recruiter deve attenersi già nelle fasi di reclutamento e screening dei Cv.

Quindi, un candidato può anche avere un Cv ineccepibile, “perfetto” sotto ogni punto di vista, ma se non rientra nello specifico profilo richiesto, non lo incarna al 100%, purtroppo, difficilmente verrà contattato per un colloquio.

In ogni caso, nel 2020, è da evidenziare che il Cv e la lettera di presentazione sono comunque degli importanti strumenti per attirare l’attenzione del recruiter, per distinguersi, per aprire una possibilità di essere contattati per un colloquio, ma non bastano, sono solo il punto di partenza di un percorso che sicuramente può essere arricchito e facilitato anche grazie al supporto di un coach o di un tutor.

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