Quando parliamo di mondo del lavoro ci sono alcuni argomenti che vengono trattati con maggiore attenzione e altri che sembrano un tabù. Spesso parliamo di Work-life Balance e Gender Gap, un po’ meno spesso sentiamo parlare di allattamento, argomento, in fin dei conti, affine ad entrambi i macro-temi citati.
Proprio all’allattamento, in pubblico nello specifico, abbiamo deciso di dedicare un approfondimento, coinvolgendo Giovanna Mascolo, 42 anni, CKO & Co Founder di Certform e nel direttivo del gruppo “Piccola industria” dell’Unione Industriali di Napoli, recentemente diventata madre, e Stefania Salsano, biologa che vive da 11 anni in Spagna, manager di una multinazionale e mamma da pochi mesi. Le abbiamo intervistate in qualità di neo-mamme con un ruolo apicale in azienda, focalizzandoci sull’importanza della sensibilizzazione riguardo al tema dell’allattamento in pubblico.
L’esperienza dell’allattamento in pubblico
Quello che si evince subito dalle loro parole è la sensazione che allattare in pubblico sembra sia diventato un gesto da evitare.
“I bambini mangiano con una determinata cadenza e anche se ci si organizza può capitare che si debba allattarlo in pubblico. Il disagio io non l’ho vissuto, ma ho avuto modo di percepire quello degli altri che mi sono attorno. L’idea che mi sono fatta è che con il passare del tempo il seno abbia perso la sua natura “materna”, naturale, sempre più spesso si ricorre all’allattamento artificiale ed il seno viene visto come uno strumento sessuale”.
A parlare è Giovanna che sottolinea come si tratti di una situazione di cui ci accorgiamo solo vivendola.
“Oltre al disagio che è possibile riscontrare negli altri, può esserci il disagio vissuto dalle donne, che in molti casi decidono di non allattare per questo motivo, decidono di precludersi questa esperienza, questo momento, bellissimo, di intimità estrema tra la madre e il bambino”.
A confermare la tendenza che vede le mamme non allattare (a volte per impossibilità, a volte per propria decisione) i tassi di allattamento a livello mondiale raccolti nel 2021 da WABA (World Alliance for Breastfeeding Action – Alleanza mondiale per interventi a favore dell’allattamento): soltanto per il 43% dei neonati l’allattamento inizia nella prima ora dalla nascita e soltanto il 41% dei bambini sotto i sei mesi è allattato in maniera esclusiva.
Per fortuna, in Italia, le percentuali sono più alte, come riporta lo “Studio Nascita” del 2021, coordinato dal dott. Mario Negri in collaborazione con l’Associazione Culturale Pediatri. Alla dimissione dopo il parto il 71% dei neonati è allattato al seno in modo esclusivo, quota che scende a 65% al momento della prima visita pediatrica.
Altra esperienza ma stessa situazione, nonostante si trovi in Spagna, per Stefania:
“Allattare in pubblico non è un problema per me. Faccio un allattamento a richiesta e quando capita non mi voglio precludere quest’esperienza, per cui anche in pubblico do il seno al bambino. Anche a me, pur vivendo in un altro paese, è successo di avvertire il disagio di chi mi circondava, anche senza che nessuno dicesse niente. L’unico commento che mi è stato rivolto, trattandosi di allattamento a richiesta, è stato “di nuovo?”, essendomi trovata a farlo anche due volte a distanza di mezz’ora.
La sensazione è che una cosa prima naturale oggi sia diventata una cosa che può provocare vergogna”.
L’importanza della sensibilizzazione
Il disagio che ruota intorno al gesto dell’allattamento in pubblico diventa quindi un problema da risolvere. Abbiamo provato a capire come.
“La cosa più importante è la sensibilizzazione, in primis nei riguardi di quelle mamme che decidono autonomamente di precludersi qualcosa, sacrificando l’allattamento o la propria vita sociale” – Giovanna Mascolo ha le idee chiare – “Riuscire ad arrivare a tutte le mamme e far capire che non si è sole, che si tratta di situazioni comuni, che riguardano tutte e farsi forza a vicenda per superare questi limiti”.
Stefania Salsano aggiunge: “Io penso che il processo di sensibilizzazione andrebbe avviato già da quando si è piccoli. Educare i bambini alla naturalezza dell’allattamento. E valorizzare la figura dell’ostetrica, che durante la gravidanza ti aiuta a vivere l’esperienza in tutt’altro modo, a superare paure e problemi comuni a tutte le donne incinte”.
Assolutamente da esplorare, secondo le due mamme, la possibilità di poter contare sull’esperienza di un’ostetrica dopo il parto e quella di poter disporre di spazi pubblici dedicati all’allattamento. Entrambe hanno avuto modo di apprezzare il valore dell’ostetrica e hanno sottolineato come possa aiutare le neo-mamme non solo in sala parto, ma anche nelle fasi successive, spiegando nei dettagli come allattare e come imparare a conoscere il proprio bimbo.
Nella direzione della sensibilizzazione e del sostegno alle mamme che allattano lavora la WABA che, nel report stilato in occasione della Settimana mondiale per l’allattamento 2021, parla così dei piani da attuare:
“I programmi nazionali devono prevedere alcuni elementi specifici al fine di migliorare le condizioni che favoriscono l’allattamento, come quelli indicati nel Breastfeeding Gear Model (BFGM): azioni di difesa fondate su basi scientifiche, volontà politica, politiche e leggi, formazione continua del personale, attuazione di pratiche basate sulle evidenze presso le strutture sanitarie e di programmi a livello di comunità (peer counseling e sostegno all’allattamento). Altri interventi che funzionano consistono nell’avviare campagne di comunicazione volte a modificare l’atteggiamento, nello sfruttare i risultati della ricerca e delle valutazioni, nel coordinare in maniera funzionale i diversi settori mettendo in campo un organismo nazionale che si occupi di allattamento in maniera solerte, favorendo la possibilità di prendere decisioni tempestive a livello locale e nazionale”.
Nel nostro paese, UNICEF Italia sta lavorando alla creazione di baby pit stop, ambienti protetti che hanno lo scopo di fornire un luogo tranquillo, pulito e discreto per l’allattamento in pubblico o il cambio del pannolino, utili anche a sottolineare l’importanza di questo momento.
Tante esperienze di questo genere e poca sensibilizzazione
Anche se non ci sono statistiche rilevate che riescano ad esprimere il numero di occasioni in cui le mamme sono costrette a subire sguardi di disapprovazione o di sorpresa, in tutto il mondo si verificano quotidianamente scene di questo tipo.
Probabilmente, una progressiva perdita di abitudine nel vedere donne allattare in spazi pubblici può “spiegare” sentimenti come l’imbarazzo, il turbamento o la disapprovazione nelle persone che si trovano davanti quella che dovrebbe essere la scena più naturale del mondo.
Diventa fondamentale parlarne e ancora di più sensibilizzare tutti sull’argomento. Proprio per questo abbiamo deciso di utilizzare questa cornice e vogliamo invitare tutte le persone che ne abbiano voglia a dire la propria su quest’argomento, con l’obiettivo di una diffusione capillare che permetta di aprire un dibattito costruttivo, in grado di fornire una soluzione valida soprattutto a quelle mamme che si sentono sole in questa “battaglia”.
Scrivici la tua esperienza, fornendoci i tuoi contatti, e faremo in modo di pubblicarla.